Merlene Ottey

Ode a Merlene Ottey:
"Una bella favola" l'ha definita Attilio Monetti: otto medaglie olimpiche in vent'anni (nella velocità!) da Mosca '80 a Sidney 2000.
Un fisico statuario, un incedere felino, una corsa ai limiti del soprannaturale, a volte l'impressione era che accarezzasse il terreno senza appoggiare i piedi. Una gioia per gli occhi.

Rode a Merlene Ottey:
vent'anni di carriera ai massimi livelli (nella velocità!) e, immancabilmente, almeno un'avversaria davanti: sé stessa.
Anni in cui dominava meetings, batterie, quarti, semifinali e poi, nella gara più importante, l'unica che contava, un malefico vischio pareva impastare quei fasci muscolari regali rallentandoli quanto bastava per farla arrivare almeno un centesimo dietro il piazzamento che le sarebbe spettato.
Mai vinto l'oro individuale alle olimpiadi e, all'arrivo, quella ormai consueta espressione stupita: "ma come, ero la più forte".
Peccato che la prima a non crederci fosse lei.
Una bella favola,
triste

30.09.00


luciano @ rualan.com