Piccolo trotto

Cinquantaminuti lungo l'argine. Finalmente (ri)superata la soglia dei
trenta quando il corpo e la mente entrano nel loro mondo sospeso.

Ispirati dal fiume che scorreva a pochi metri, perché non facilitarli
con un'ambientazione d'effetto, mi ero detto, hanno volato assieme ad
un ritmo *confortevole*.
Il cardiofrequenzimetro non c'era ma il cuore batteva, e questo era
importante, oggi.
Le bandellette tacevano rispettose, le ginocchia non protestavano,
portate li' da una graduale progressione iniziata con passeggiate di
poche centinaia di metri (per andare a prendere il gelato, ebbene sì,
lo confesso) e proseguita con faticose corse affannate di poche decine
di minuti.
Piano o forte i primi minuti sono sempre affannosi, non c'e niente da
fare.
A volte anche quelli centrali, e gli ultimi, ammettiamolo, non e'
sempre poesia, ma puo' esserlo anche un lavoro portato a termine a
dispetto delle difficolta', o un programma di allenamento ben
strutturato, oppure un allenamento concluso semplicemente perche' era
stato programmato, oppure la rinuncia a completare una corsa per non
aggravare un infortunio.
Non servono sempre le rime, per le poesie, a volte si riconoscono in
una maglietta zuppa di sudore e in un "credevo che non ce l'avrei
fatta". E invece hai creduto, e fatto.

Belin, se mi sono divertito stamane, e, alla fine, sulla pista, rossa,
consunta dai sogni realizzati ed infranti di tanti velocisti, fondisti,
saltatori, ho corso cinque allunghi tecnici da poco piu' di sessanta
metri. Non tanto veloci, a dire il vero, ma sono tecnici, che diamine,
van corsi bene per affinare la tecnica di corsa.
C'era il sole e io, solo, li', ma li ho visti tutti, vent'anni di
persone erano li' a correre con me. Quante storie, vittorie, sconfitte,
infortuni, rientri, giochi, scherzi, chiacchiere, discorsi seri, una
vita. La, vita.

12.01.02