Del riposo

Tra i mezzi di allenamento più importanti e, purtroppo, più sottovalutati va
annoverato il riposo.
Ovvio che, se uno corre perché gli piace, vorrebbe correre tutti i giorni.
Specialmente all'inizio i miglioramenti sono sensibili e quindi vien
naturale pensare "Beh, se con tre allenamenti alla settimana vado così,
immagina con sei...".
Vi è poi l'aspetto paura di perdere quanto acquisito, immaginando che, se si
stesse fermi per qualche giorno, il fisico tornerebbe allo stato pre corsa.
Se a questo si aggiunge una sorta di cultura della colpevolizzazione del
riposo, visto come ozio, inoperosità, il quadro si fa completo.
Il principiante tipico, una volta preso dall'entusiasmo, è in grado in poco
tempo di conoscere i principali mezzi di allenamento. Può usare termini come
"fartlek" e "corto veloce" in una conversazione senza sentirsi imbarazzato.
Tra i suoi grossi dilemmi vi è quanto debba essere lungo un lungo.
Nessuno però parla del riposo, pochi ricordano che è durante il riposo che
il fisico adotta tutti quegli accorgimenti che gli serviranno ad essere più
forte la prossima volta. Il corpo si adatta, in termine tecnico si chiama
supercompensazione, recupera il lavoro svolto e si prepara a fare un po' di
più.

In condizioni normali il riposo è quindi mezzo di allenamento fondamentale.

Poi tra i principi base dell'allenamento vi è la progressività dei carichi.
Siccome principianti lo siamo stati tutti, tutti ricordiamo che all'inizio l'unico
pensiero è rivolto a correre sempre più lontano e sempre più forte.
E più o meno tutti ci siamo infortunati, chi di più, chi di meno.
Se guardo indietro ai miei infortuni posso dire che, quasi sempre, è
stata colpa mia. Ho esagerato nel voler seguire una tabella prestabilità,
non ho ascoltato i sintomi lievi di disagio che mi venivano inviati (e
vengono sempre inviati, prima), non ho voluto fermarmi per una settimana
("una settimana! ma scherziamo? e poi quanto ci metto a recuperare?".
Risultato: mesi di corsette zoppicanti).

Ecco che quindi anche in presenza di infortuni, auspicabilmente un po'
prima, il riposo è una delle medicine più efficaci (e gratuita, non
dimentichiamolo)

Lo so che è difficile, la corsa è anche uno sport che insegna a sopportare
fatica e dolore, e quindi diventa complicato distinguere un dolore "da
sopportare" rispetto a uno "da rispettare". Però fa parte dei requisiti del
"buon corridore".

Certo che non è facile, ammettiamolo, quanto ci si sente più eroici ad
aver terminato una gara nonostante quel dolore quasi insopportabile rispetto
a , dover, dire "mi sono fermato perché mi stavo facendo del male"?

In effetti, tutto sommato, è più difficile fermarsi che proseguire.

18.05.04