Estetica

L'estetica è, o ha, un valore nel caso della corsa?

Già mi immagino un sorrisetto di scherno e il pensiero che corre ai sorrisi perenni del nuoto sincronizzato oppure alle millimetriche posizioni della ginnastica artistica. Siamo gente dura noi, non abbiamo tempo per frivolezze!

Proviamo a rifletterci un attimo. La tecnica di quasiasi disciplina sportiva nasce da esigenze prestazionali e/o di regolamento. Ho già parlato della tecnica di corsa per le distanze lunghe in queste pagine ma in questo momento vorrei far porre l'attenzione "solo" sull'aspetto estetico.

Primo sul fatto che un podista debba essere o meno bello da vedere. Al di là dell'aspetto fisico di base il corpo in movimento dovrebbe essere piacevole a vedersi. In estrema sintesi direi che la sensazione visiva dovrebbe essere piacevole ma, approfondendo, si scoprirebbe che questo è causato dal fatto che i movimenti hanno una loro sequenza coordinata e che contrazione e rilassamento dei diversi muscoli si susseguono con regolarità. La bellezza viene quindi generata da efficienza ed efficacia del gesto. Ne è conseguenza, ma la sua ricerca causa un miglioramento proprio di quei fattori che contribuiscono anche alla prestazione. Uhm.

Una seconda riflessione si innesta sul singolo podista tra l'inizio della corsa e i momenti successivi, specie se si tratta di una gara/allenamento lunghi e al limite. Il decadimento estetico quì è in genere evidente. Basta inserirsi tra gli spettatori degli ultimi chilometri di una maratona per assistere a spettacoli poco dignitosi dove rigidità continua della muscolatura di spalle, braccia, viso tradiscono sofferenze non indifferenti. Per non parlare poi di posture ricurve che impediscono una corretta respirazione.
Due eccezioni a questo si hanno in altrettanti momenti particolari: in prossimità dell'arrivo e in prossimità dei fotografi di gara.
Per motivi diversi in quel momento si vorrebbe dare il meglio di sé da lasciare ai posteri e quindi ci raddrizziamo e cerchiamo di assumere una postura eretta e dignitosa. Dite che non è vero.

Quanto sopra mi porterebbe a dire che se, e quando (per obblighi di immagine per esempio)  cerco di essere "bello da vedere" devo mettere in atto tutti quei meccanismi (postura, rilassamento, spinte al momento giusto) che sono proprio le fondamenta della prestazione.
Mi capita di dire ai miei atleti, scherzando ma non troppo, anche in allenamento di immaginarsi le tribune gremite di pubblico e di garantire sempre lo spettacolo offrendo il meglio di sé, anche e proprio dal punto di vista della tecnica di corsa.

Un buon test è quello di approfittare di un momento di crisi per provare a correre bene.
Per un attimo dimenticare la sofferenza facendo una veloce verifica di postura e funzionamento dei diversi distretti corporei (per esempio dai piedi alla testa in sequenza) cercando di correggere eventuali anomalie. Sono convinto che specie quelle crisi passeggere, ma anche quelle più pesanti, verrebbero notevolmente ridimensionate, per l'effetto mentale di focalizzarsi su quello che si deve fare anziché sul dolore, e perché la corsa corretta è comunque più economica di quella ingobbita e strascicata del moribondo.

Detto questo va precisato che non è detto che il più bello a vedersi sia poi quello che "vince", perché subentrano altri fattori, quali allenamento e aspetti mentali, ma va senz'altro detto che un miglioramento della tecnica di corsa (comunque individuale, al di là dei principi generali) porta di sicuro dei benefici.
Si veda anche quanto gli atleti più evoluti tendano ad essere costanti dall'inizio alla fine mentre chi è meno preparato tende a peggiorare man mano che passano i chilometri sia in velocità che in tecnica.

Sport come nuoto sincronizzato e ginnastica artistica avvantaggiano atleti e allenatori perché non devono neanche ragionarci su, l'estetica è parte della prestazione e, quindi, obbligatoria. Ufficialmente per la corsa non lo è, ma quanto guadagneremmo a lavorarci?