Libro: "Sonia, My Story" di Sonia O'Sullivan

Negli anni novanta Sonia O'Sullivan è stata un personaggio eccellente del mezzofondo mondiale, con un paio d'anni di dominio a metà decade e qualche passo falso in momenti poco opportuni.

In ogni caso una figura di riferimento.

Il tutto condito dal fatto che ho sempre avuto un debole per i corridori britannici. Sarà quella loro asprezza e quell'aria da duri. Gente che non si lamenta, ma getta quotidianamente cuore e altre interiora oltre l'ostacolo.

Si tratta di una biografia che presenta molti punti di interesse.

Dal punto di vista storico traccia una foto di un periodo di transizione al professionismo conclamato. Erano inoltre gli anni d'oro dell'atletiva televisiva, e conseguentemente degli ingaggi per gli atleti.

Tecnicamente stupisce per come Sonia abbia percorso gran parte della sua vita atletica senza un programma di lavoro che andasse molto più in là di correre a tutta il più spesso possibile.

Umanamente conquista per la dedizione alla scelta di vita, e contemporaneamente pone tutti quei quesiti che si impongono quando qualcuno vota tutto sé stesso ad un unico obiettivo, con il quale si identifica completamente.

Per Sonia infatti non è stata tutta discesa, ha avuto alti e bassi non indifferenti, compreso l'imboccare il tunnel degli spogliatoi invece degli ultimi due giri di una finale Olimpica in cui era favorita. Già essere capaci di risollevarsi da una cosa del genere è degno di ammirazione.

Utili per una riflessione sono anche i ritmi di vita da atleta che vengono esposti.