Savassa è sempre Savassa

E’ mentre si cominciava a far strada l’idea che la primavera non fosse un concetto astratto, destinato a sciogliersi sotto la pioggia che ci ha tenuto compagnia per gran parte dell’inverno, ecco che l’uscita dall’auto, nel parcheggio a nord di Vittorio Veneto, ha raffreddato le nostre speranze ed il nostro corpo avvolto in un abbigliamento evidentemente troppo leggero.

Improvvisate felpe, recuperate dal bagaglio dove risiedevano per emergenze, cappucci, tutto quello che serviva a proteggere da un vento settentrionale, che scendeva dalle montagne con la rincorsa, ci hanno accompagnato verso le iscrizioni.

Passati i primi momenti di sgomento, e lasciato che il sole scollinasse, la temperatura si è fatta più mite, e complice la salitona iniziale da due chilometri si è potuto anche spargere qualche goccia di sudore.

Giunti in cima al nastro d’asfalto inclinato, per qualcuno insopportabilmente, inizia quello che fa di questa manifestazione (in particolare la 20km, che poi sono poco meno di 19) la mia preferita del calendario: una lunga discesa gentile interrotta da brevi salite, ad esplorare boschi e lungo laghi.

Con quei tratti tecnici (=sassosi ed infidi) che ti diplomano con lode per qualsiasi altro terreno. Se passi.