Inconvenienti di non usare il sistema metrico decimale

In Italia/Europa la cento km è il simbolo dell'ultramaratona. Per motivi che sicuramente qualche psicologo è in grado di spiegare la mente umana ha la tendenza ad arrotondare, per cui si va sempre alla cifra piena.

Negli Stati Uniti le distanze grandi si misurano in miglia. Un miglio equivale a milleseicentonove metri. E siccome ragionano come noi in merito agli arrotondamenti ecco che si ritrovano con centosessanta km sul gobbone per raggiungere lo stato riconosciuto di ultramaratoneta (in realtà varrebbe per qualsiasi gara sopra la distanza della maratona ma ricordate la questione degli arrotontamenti, nonché le soglie psicologiche).

Questo implica anche che, per i più veloci, ultramaratona "vera" significa star fuori almeno un quindicina di ore, ma per i più lenti siamo sopra le trenta.

Trenta ore, in cifre, è più di un giorno.

Fermatevi per un momento a pensare dove eravate trenta ore fa e tutto quelle che avete fatto sino ad ora. Un concorrente di una cento miglia sarebbe stato fuori alle intemperie avanzando, mangiando, bevendo e poco più.

La domanda su cosa spinga una persona a fare una cosa del genere non ha grosso significato. Se ne parlava l'altro giorno tra
Marin e mucche che la razionalità non è di questo mondo.

Io al momento sono immune al desiderio di completare una cento miglia, ma mi ricordo bene quando desideravo completare una maratona o una 13km "tutta di corsa" e capisco il piacere che possa dare raggiungere un obiettivo del genere.

headlands 100, headlands hundred


Nulla toglie, però, che si possa partecipare in altro modo, per esempio aiutando gli amici Sarah e Wendell che hanno organizzato la
Marin Headlands Hundred nel parco omonimo, che si trova a Nord di San Francisco.

A noi è toccato il turno di notte dalle 18:00 alle 06:00 ed è stata, come di consueto una esperienza interessante. Prima siamo stati spediti fuori con i glowing stick (quei bastoncini in plastica che pieghi e diventano luminosi, come si dirà in italiano?) a segnare una parte del percorso per il passaggio notturno.

Partendo alle sei e mezza per coprire oltre dodici miglia (= quasi venti km) ci siamo divisi i compiti ma trovati comunque al buio pesto ad appendere gli ultimi bastoncini.

In un parco, deserto, con i coyote, dicono.

Ma non si sono visti, forse era troppo presto. La luce delle torce un po' ballerina ci ha guidato alla macchina e poi ci siamo spostati in zona partenza/arrivo/ristoro di passaggio (la gara prevedeva un giro da 50miglia e due da 25).

I concorrenti erano una trentina e quindi non è che il posto fremesse di attività. Ogni mezz'ora circa ne passava uno, si controllava che fosse tutto a posto, lo si rifocillava a richiesta e via.

Si è dormito a turni (io dalle quattro alle sei) e quindi si è potuto apprezzare il bastardo vento pomeridiano serale che spira dall'oceano, ma di più il fatto che poi smette e resta il suono delle onde (e quello del generatore, che ci permetteva di vedere ed essere moderatamente riscaldati nella tenda a due pareti che costituiva il quartier generale).

I concorrenti che ho visto erano tutti al settantacinquesimo miglio, che fa oltre centoventi chilometri, ma sembravano lucidi e tranquilli. Si son mangiati un po' di minestra calda, qualcuno una fetta di pizza fredda. Acqua nelle borracce e via. Qualcuno quasi subito e qualcuno dopo un buon quarto d'ora di chiacchierata, che se lo moltiplicate per i posti di ristoro fa un bel po'.

Oltre il cinquantesimo miglio erano ammessi i pacer, che sono di fatto un amico compiacente che corre con te facendoti compagnia e, possibilmente, va a chiamare i soccorsi se a causa di un colpo di sonno finisci in un burrone.

In realtà i pacer sono quelli che ho visto in peggiore condizione. Uno è stato letteralmente guidato al ristoro dal concorrente e si è accasciato su una sedia chiedendo pietà e un po' di ghiaccio per le ginocchia doloranti.

Al mattino sono arrivati anche i volontari che avevano passato la notte agli altri ristori, piuttosto isolati, con racconti di coyote in litigio e un procione ostinato che voleva approfittare del cibo a disposizione dei concorrenti.

In definitiva un bel modo di trascorrere una serata alternativa. Come al solito consiglio a tutti di partecipare come volontari all'organizzazione di qualche gara, non necessariamente così lunga. Si impara molto dai concorrenti e sulle difficoltà che mettere in piedi un evento del genere comporta.

Per il resto mi ritengo ancora un corridore "solare", però quelle lampade frontali....