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Mar 2007
Scarpette bianche
Lo scorso fine settimana, a Treviso, ho visto molti maratoneti, quasi tutti con le scarpe pulite.

E' un'immagine che mi ha colpito, forse perché da molto tempo sorrido alle prove delle scarpe con l'indicazione del peso in grammi, e mentalmente raddoppio quest'ultimo per stimare quello delle mie, comprese di fango incrostato. Per il colore è lo stesso, dopo un paio di uscite è intuibile, ma non determinabile con certezza.

Ma non è dell'aspetto che volevo parlare, quanto del significato di quelle scarpette cariche di chilometri eppure intonse. Significano asfalto o pista, medi, ripetute, prove alla soglia e sopra, un programma, un obiettivo, sacrifici, tenacia.

Tutte cose che mi mancano in questo periodo e che probabilmente farei bene a pensare di reintrodurre.

Equilibrio è sempre stata la nostra parola d'ordine.

E la ricerca dei propri limiti, ogni tanto, fa parte di un percorso indispensabile per apprezzare il viaggio "normale" di ogni giorno.
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Panoramica di Savassa - Vittorio Veneto
Con tutti a rifinire la preparazione per la Treviso Marathon, probabilmente su qualche tavolo da biliardo, oppure a Maserada, Savassa ha sofferto quest'anno.

Il parcheggio, che di solito strabordava già alle otto e un quarto, era semideserto anche poco prima delle nove.

Peccato, perché, pur nella sua durezza, e pur coi partenti anticipati che ostacolano sui sentieri, resta una gara varia ed affascinante. Asfalto, sentieri tecnici, salite e discese ben mescolate.

Ma non ha sofferto solo Savassa, oggi. E' evidente che nel vittoriese c'era una distorsione del campo gravitazionale questa mattina. Non si spiegherebbe altrimenti la pesantezza percepita nell'avanzare.

Costante, opprimente, rallentante.

Cronometricamente una delle peggiori prestazioni di sempre, ma non è tanto quello quanto la sensazione di non andare da nessuna parte, men che meno avanti.

Decisamente,
doveva esserci qualche alterazione nella forza di gravità.

Pazienza, almeno si è fatta una bella chiacchierata. L'impegno sul sociale è sempre fonte di levità del morale.
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Marcia dei Castelli - Susegana
Ragazza con la maglietta rossa, scusami.

Per anni ti ho considerata un'avversaria. Quel tuo procedere costante, salita, discesa, non importa, contrapposto alle mie variazioni faceva sì che ci incontrassimo più volte in una competizione. Tu passandomi concentrata in salita, io, in genere, risuperandoti spensierato in discesa, con sufficienza.

Non mi ero mai accorto che in realtà eri una metafora della vita, una delle tante che si incontrano correndo e camminando per il mondo. Ma questo non toglie nulla alla tua importanza. Quel tuo ricordarmi che la vita avanza sempre, e tu sei lì che magari arranchi in salita o di fronte ad un ostacolo è fondamentale. Oppure in discesa, quando tutto ti va bene, e ti sembra di essere padrone del mondo e la passi con un mezzo sorriso, per reincontrarla poco dopo sul primo dosso.

Grazie per la tua costanza, non ti combatterò più come un'estranea, cercherò di viaggiare più o meno assieme, sfruttando i mei punti forti e cercando di non lasciarti tanto terreno in quelli dove pecco. Sempre con umiltà, però, perché alla prima asperità so che sarai lì, inesorabile.

Per il resto, il Collalto non ce lo invidia il mondo intero per il semplice motivo che non sanno che ce l'abbiamo. Ma il giorno che lo scoprono...
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