top left image
top right image
bottom left image
bottom right image
Jul 2006
città dove andare a vivere
La rivista Outside ogni anno pubblica la classifica delle "migliori" città dove andare a vivere.

In italia si tende a stare dove si è nati o dove si trova lavoro, negli Stati Uniti si tende a puntare il dito sulla cartina e dire: "vorrei vivere quì, c'è (inserire vocabolo a scelta: clima, ambiente per la crescita dei figli, vicinato, ristoranti, scena culturale, scena sportiva etc) che mi piace.

Ecco quindi che un articolo come quello citato trova spazio nel mercato americano. Quest'anno tocca alle migliori città divise per attività outdoor svolta: ciclismo, canottaggio, corsa, arrampicata, etc..
Un vincitore più un'alternativa.

Per il trail running vince Bend, nell'Oregon. Città che, senza falsa modestia, avevo già nei segnato nei posti almeno da visitare. Motivazioni: situata a 1.100 mt slm, ha 77 km di sentieri
dentro la città, 17,7 km di sterrato lungo il fiume Deschutes, poco più di un milione di ettari di terra del Servizio Forestale intorno, e 300 giorni di cielo sereno all'anno.

Seconda Charlottesville, Virginia. Non sono forte sulla costa est e quindi per me una sorpresa. La motivazione sta nella posizione, nel raggio di 30 km si trovano il Shenandoah National Park, George Washington National forest e Blue Ridge Mountains.

La classifica assoluta la vince Boulder, Colorado. Anche quì, si va sul sicuro, per quanto ci sia un articolo ironico sul fatto che la vita quì non sia tutta rose e fiori.

Una sintesi di quanto scritto da Marc Peruzzi, direttore di Skiing Magazine:

"Boulder é la mecca di chi pratica attività sportive outdoor, un grande posto per viverci se siete degli appassionati, perché ognuno sembra e pensa esattamente come voi (se i vostri denti sono bianco perla e il vostro battito cardiaco a riposo è sotto i 45 bpm). Eccetto il fatto che sono migliori di voi. Accettatelo e non avrete problemi.

C'è sempre qualcuno che attacca, ricordate quando al tour de france 2005 la squadra della T-mobile continuava ad attaccare la Discovery nel tentativo di fiaccare Lance? Ecco più o meno com'è un giretto in bici a Boulder.
Tipi strani attaccano. Vecchietti con barbe grigie e bici in acciaio attaccano. Vi distraete un attimo e persino i vostri amici attaccano. E le donne: le donne attaccano sempre, sono le peggiori.
Anche tipi lenti come me attaccano. L'altro giorno mi stavo portando sotto ad un ciclista professionista in una salita brutale. Il mio battito cardiaco era più o meno al massimo, ma mi sentivo bene. Ero nella "zona". Forse quattro anni spesi a Boulder stavano pagando qualche dividendo in temini di fitness, pensavo.
Poi ho capito, stava recuperando durante delle ripetute, non appena la sua frequenza cardiaca è scesa sotto i 65 bpm è andato. Almeno ha detto "senza offesa" prima di accelerare.

E non importa che sport fate, soffrirete simili umiliazioni.

Vi credere un alpinista? i camerieri dello "Sherpa" hanno scalato l'Everest. Ma almeno quei ragazzi sono gentili. Se Reinhold Messner entrasse nel negozio "Boulder's mountaineering" per comprare un moschettone, i commessi lo guarderebbero con sufficienza."
|
il bicchiere mezzo pieno
Nei parchi californiani, i cani, quando incontrano un runner si comportano mediamente in modo diverso dai colleghi italiani.

Non solo non si mettono ad abbaiare o inseguire/assaltare il podista ma, addirittura, passano oltre senza neanche notarne la presenza, quasi fosse uno degli innumerevoli sassi che popolano il sentiero.

A volte viene quasi un moto di irritazione "cos'è, sono una potenziale preda troppo lenta?"

Comunque in genere niente, neanche un'annusatina di presentazione. In effetti, dopo un po' di incontri, ci si rilassa e si passa a considerazioni sull'eleganza dell'incedere, più che sulla consistenza dei canini e su possibili vie di fuga.

Poi ci saranno i soliti che dicono "Sì, però, in compenso, nei parchi californiani ci sono anche puma e orsi"
|
Il tempo è dalla tua parte
Una gara un po' diversa dalle solite.

Il regolamento è piuttosto semplice: si dichiara il tempo prima di partire e vince chi vi si avvicina di più. Niente orologi o lepri. Scelta tra 5 o 10 km. In caso di parità viene premiato il tempo superiore (la logica è che la percentuale di errore è inferiore).

E la semplicità finisce quì, specie per chi non corre abitualmente con il cronometro.

Però è appassionante. Prima bisogna stimare il tempo che si dovrebbe impiegare, e quì si tratta di scegliere se tirare la gara, più faticoso ma più semplice da determinare, oppure se fare una corsa tranquilla, con un margine d'errore superiore.
Poi bisogna correre su quel ritmo, e resistere alla tentazione di andare a prendere quello davanti che è sempre lì a fare capolino.

Personalmente ho scelto i 5km (visto il percorso dato principalmente su cemento. Sì, cemento) indicando un ritmo simile a quello delle ultime 12km corse, e pregando per un aiuto della memoria sensoriale di quei chilometri trascorsi a chiedersi, "sarà almeno 4 e 30?", e invece era 4 e 45.
Ho puntato su un 4 e 50 di sicurezza, L'ultimo mese trascorso nelle foreste inclinate quì intorno potrebbe aver lasciato il segno, dichiarando 24'13".

La partenza è stata sostenuta, dopo circa un chilometro mi sono stabilizzato in quella che doveva essere la velocità di crociera chiedendomi però se non fosse troppo veloce, mi sembrava un 4 e 30.

I 5km passano tutto sommato veloci, tengo nel finale, non aumento, e al traguardo sento il cronometrista comunicare 23'49".

Imprecazione.

Tradotto in cifre fa 24" più veloce del pronostico, quasi 5" al km, un eternità per un podista serio. Ed infatti sono rimasto fuori dal podio, conquistato con 13" da una signora che ha chiuso in circa 32', seguito da un 15" e un 16".

Non vedo l'ora che arrivi la prossima edizione per una vendetta sul campo.

Per quanto riguarda la gara: organizzazione semifamiliare, partecipazione non elevata, credo meno di un centinaio di persone.
Percorso: circumnavigazione del lago Merritt, che si trova nel centro di Oakland. Un giro per i 5, due per i 10.
|
Della Morte della Scarpa
E un giorni parti per quella che credi sia una corsetta tranquilla, di recupero, su uno sterrato gentile, e ti ritrovi in un turbine di risveglio dei sensi.
Sensi che percepiscono dolori sopiti ma mai dimenticati. Quel tendine d'achille che era guarito a fine estate dell'anno scorso, quella bandelletta ileo tibiale che pensavi archiviata tre anni fa. Addirittura il tendine sotto il malleolo, roba del secolo scorso.

E ti rendi tristemente conto che le scarpe che ti hanno accompagnato per centinaia di chilometri hanno esalato l'ultimo respiro. Fanno così, in teoria perdono la loro vitalità gradualmente, in realtà, in un giorno che credevi come tutti gli altri, smettono di proteggerti e lasciano via libera ai fantasmi del passato.

Te ne rendi conto alla corsa successiva, con le scarpe nuove, quando ti accorgi che i doloretti sono scomparsi e ti trovi semplicemente ad affrontare quelle asperità delle relazioni appena cominciate. Quando non sai ancora quando e quanto chiedere, come ti risponderà, se durerà, se sia stata la scelta giusta.
|
Pacifica
Pacifica è una quieta cittadina, popolata di casette basse e garage a due posti macchina, che prende probabilmente il nome dall'omonimo oceano che le sta di fronte.

Nelle colline al suo interno c'è uno dei tipici parchi che caratterizzano questa zona degli Stati Uniti. Entrata con il ranger, parcheggio con piccolo edificio attiguo ove sono posizionati i servizi, e il resto è natura. Sentieri, qualche strada sterrata per facilitare l'accesso agli eventuali mezzi dei vigili del fuoco, vegetazione e animali di varie dimensioni.

La descrizione, mi rendo conto è un po' riduttiva, perché quando ci si trova lì in mezzo, specie a gara inoltrata, può accadere di essere soli in questo lembo di terra dove, un cervo, o un serpente, sarebbero in effetti quelli di casa, e tu un intruso che ha disturbato la loro quiete.

E nella gara organizzata dagli amici della Pacific Coast Trail Runs (che danno anche premi a chi ha avuto "serio divertimento" durante la gara) sia il serpente che il cervo spaventato si sono visti.

Ma si sono visti anche sentieri che si snodano all'interno dell'equivalente oceanico della macchia mediterranea, oppure sotto le fronde di giganteschi eucaliptus. Tra colline dove la civiltà sembra solo un'ipotesi lontana e dalle cui cime si intravvede l'oceano, che ha sempre il suo fascino.
|
Il paradiso della mucca
Oggi ho corso in quello che potrebbe essere considerato il paradiso della mucca. Praterie erbose a perdita d'occhio, con più erba di quella che si potrebbe mai ruminare in una vita.

Ora, lo so, la mucca non è animale noto per essere facile a stressarsi, né peraltro incline a facili manifestazioni di giubilo.
In effetti erano là, sul versante soleggiato, a godersi il pasto con aria tranquilla.
Se fossi stato una muccca immagino che sarei stato felice, ma anche come umano non mi andava male.
Sterrato o sentieri tecnici tra colline ventose dove, di tanto in tanto, faceva capolino la baia di San Francisco. Nessun umano meccanizzato in visto o a tiro d'orecchio. Ritmo tranquillo. E niente orologio per cui, senza saperlo, ho corso due ore, in una giornata in cui ero uscito di casa proprio svogliato.

Sembra comunque che la mucca sia in genere un animale felice, perché il suo unico desiderio è essere una mucca, e ci riesce benissimo.
|
Angel Island
Come da tradizione ormai s'è fatto i volontari per la gara di Angel Island organizzata da Wendell e Sarah.

E sono proprio solo loro due, più un manipolo di volontari, che tengono in piedi gare da 300/400 persone senza troppi affanni.

Una grossa mano, va detto, gliela danno i partecipanti.
Gente che, se sbaglia qualcosa nel percorso, quando arriva lo fa presente e chiede di essere estromessa dalla classifica.
Gente che, prima di andar via, passa a ringraziare per aver organizzato una manifestazione così, testimoniando di essersi divertiti un sacco.
Gente che si iscrive alla 16 km ma poi decide di fare un altro giro perché "là fuori" è troppo divertente.

E sì, questa volta mi sono attrezzato a dovere, compreso il berretto di lana che ho tolto solo a pomeriggio inoltrato.
|