top left image
top right image
bottom left image
bottom right image
storie
Aaron
Aaron ha 11 anni, lo conosco perché è il figlio di Wendell e Sarah, che organizzano(1) gare di Trail running cui partecipiamo in estate.
Anche lui partecipa, in genere si fa quella da 8/10km, e poi spende il resto del giorno giocando. Oppure non fa la gara e spende semplicemente il giorno giocando.

La scorsa settimana l'insegnante gli ha commissionato un tema dal titolo "un obiettivo difficile da raggiungere" e lui ha scritto della sua recente gara, la 12 ore di San Francisco, in cui si era posto l'obiettivo di arrivare a 50km.

Il tema è emozionante e fa riflettere, perché traspare un equilibrio che è molto difficile da raggiungere.

Il bambino infatti non è stato forzato a correre, lo fa perché gli piace, ma nello stesso tempo è consapevole del fatto che per raggiungere un obiettivo bisogna lavorare e soffrire.

I genitori lo aiutano in questo, infatti quando pensava di fermarsi a 20 miglia (visto che il suo record era 19, stabilito a 7 anni) gli hanno detto "perché invece di fermarti non fai una pausa a 20 e poi decidi in base a come ti senti". Ed infatti vedendo che non si sentiva poi così male ha deciso di proseguire fino ad almeno 26, vale a dire una maratona, e, giunto anche lì, i 5 giri che mancavano ai 50km non sono sembrati poi così impossibili.

Finita la gara, contento, era pronto a tornare a giocare con i suoi amici come niente fosse.

Dell'esperienza gli resterà il fatto che, impegnandosi, è riuscito a raggiungere un obiettivo e questo senz'altro lo aiuterà nel futuro.

Lo stesso obiettivo non lo definiva però come persona (del tipo "sono bravo perché ho corso 50km" ) e quindi se lo avesse mancato non sarebbe stata tutta questa tragedia.

Mi sembra una storia così diversa da quella di tanti bambini (forzati dai genitori) e adulti (forzati dai genitori?) che corrono perché devono dimostrare qualcosa o che sono qualcuno.
Si perdono il divertimento del durante e le opportunità di crescita del dopo.

Sono sicuro infatti che Aaron andrà alle gare come sempre, correndo in genere quella corta, e giocando per il resto del giorno. Mi minaccerà alla partenza, con il consueto mezzo sorriso, di farmi mangiare la sua polvere, e poi ci rivedremo dopo l'arrivo, discutendo del suo "autovelox" portatile con cui è in lotta per superare il suo record di velocità istantanea, oppure giocando a calcio, con il pallone che, regolarmente, finisce su qualche albero o in mezzo a siepi fittissime.

(1) in realtà partecipano anche a gare, ultramaratone. Per esempio nella recente Javelina 100 (=160,9 km) Wendell ha chiuso in 19h12'38" e Sarah in 25h38'52". Aaron giocava nella zona partenza/arrivo facendo il tifo quando passavano (si trattava di un giro da 15 miglia da ripetere più volte)
Wendell ha anche partecipato alla Barkley.
Non ci sono gare più dure. Non temo di essere smentito.
|
grande Papes, ha fatto il dito alla sfortuna
Dal comunicato stampa (il grassetto è mio):

"
Vittorio Veneto, 17 aprile 2006 Comunicato Stampa n. 04/06


PAPES SI CONFERMA RE DEL DUATHLON

Il coneglianese si è imposto, per il secondo anno consecutivo, nella gara di Miane, nonostante una caduta al termine della frazione in mountain bike gli abbia provocato una frattura alla mano


Bravo e sfortunato. Giampaolo Papes si è aggiudicato il 3° duathon sprint di Miane, che ieri, in provincia di Treviso, ha coinvolto complessivamente quasi 200 atleti. Il coneglianese, ex mezzofondista di buon livello (all'apice della carriera correva i 5.000 metri in 14'), ha concluso le tre frazioni di gara (5 km a piedi, 13 di mountain bike e altri 2,5 a piedi) con il tempo di 59'02". Nettamente staccati tutti gli avversari, a dispetto di una caduta dalla bici in zona cambio, che ha costretto Papes – vincitore a Miane anche nel 2005 - a correre l'ultimo segmento di gara con un dito della mano fratturato: superato il traguardo, è andato al pronto soccorso senza neanche salire sul podio".




 dito fratturato

|
riporto storie
Stesso ragionamento dei libri.
In questa pagina ci è finita una raccolta di storie scritte nel tempo, molte inviate alla mailing list della  DRS (vedi eventualmente
link per maggiori informazioni). 
L'argomento è, generalmente, la corsa ma ognuno ci può leggere quello che gli pare. La corsa è (anche) un mezzo, sta a noi utilizzarla per i nostri fini, fossero anche, semplicemente, correre.

storiella di Luglio : parla di una gara corsa, fatta qualche anno fa, dove mi ero imposto di correre dall'inizio alla fine. 
E' interessante per me ripescare queste storie. Infatti c'è un cenno al mio odio per le discese, che non esiste più avendo fatto dei lavori di tecnica di corsa specifici. L'adattamento dovrebbe far parte del bagaglio a mano del podista.

ah..cqua, ah..ahc..quah... : quì si parla di idratazione, o di mancanza di questa. Non ci faccio una bella figura effettivamente, però trovo sia rappresentativa di come a volte gli atleti degli sport di resistenza tendano a sottovalutare determinati segnali. Riuscire a discernere il dolore "buono" da quello "cattivo" è in effetti una delle conquiste più difficili. 
Per la cronaca, nelle gare lunghe mi porto sempre la borraccia, adesso.

opinione sulla corsa : questa era una risposta ad una mail che esprimeva dubbi sulle ultramaratone. L'ho riletta e mi è parsa scritta in un momento di lucidità. Ne ho approfittato.

Steve Prefontaine : alcune righe su un atleta che mi ha colpito molto sebbene, o soprattutto perché, molto diverso da me.

Merlene Ottey : potere della mente. Un corpo strepitoso che non è praticamente mai salito sul gradino del podio di sua spettanza. Il sabotatore, ahimé, operava dall'interno.

Paula Radcliffe : emozioni raccolte dopo il record sulla maratona di Chicago, nel 2002, anche quì per un'atleta che interpreta le gare in modo molto diverso da me.

delle competizioni, anche : un fine settimana di ottobre 2004 ricco di emozioni e di spunti di riflessione.

piccolo trotto : prima corsa "seria" al rientro da un infortunio.

favoletta : una storia di fantasia.

confini sfumati : cosa successe a Don Kardong quando si avvicinò ai quaranta, una storia di limiti.

confini molto sfumati : pochi giorni dopo le riflessioni su Don Kardong e i limiti la questione si ripropone. Un segno?
|