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Mar 2008
Immagini della Treviso Marathon
Come ogni anno ho visto tutto il percorso da Vittorio Veneto senza correrlo.

Immagini che mi resteranno impresse:

1) il passaggio sul Ponte della Priula, affollato in ogni ordine di posti e con centinaia di bandiere.

2) un capo ristoro che redarguiva pesantemente un sottoposto, indicandogli come doveva impugnare la bottiglietta da porgere agli atleti.

3) gli atleti sparsi all'uscita dagli spogliatoi, dopo. Chi con la famiglia, chi da solo, quelli che camminavano con le gambe rigide, quelli che stavano seduti a meditare.

Fossi stato uno spettatore stazionario mi sarei messo alla confluenza dei tre percorsi. Chi ci e' stato mi ha confermato che e' stato commovente.
E, al momento, esperienza unica, visto che l'anno prossimo si torna al percorso classico singolo.
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Aspettando Treviso Marathon
Lunedì pioveva.

Ma in fondo se hai un berretto, poco cambia. Se poi vai dietro a
Castelbrando, nelle colline che preludono ad Alpi che non mi ricordo più quali sono tra le "ma lì con gran pena le reca giù", rischi pure di trovarci la neve.

E così è stato, salendo verso
Praderadego la pioggia si è fatta sempre più solida e il terreno sempre più bianco fino a farmi avanzare su una coltre di alcuni centimetri.

Era da un po' che non correvo sulla neve (per inciso, un ottimo sistema per pulire le scarpe) e me la sono spassata, a parte i passaggi ripidi dove era meglio lasciare la poesia e pensare prosaicamente a portare a casa la pelle.

Treviso Marathon me la vedrò come al solito da dietro le quinte, non valeva la pena di starsene con le mani in mano ad aspettare.
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Panoramica di Savassa
I rilievi che circondano Vittorio Veneto non sono colline, ma montagne a bassa quota. Ne riproducono fedelmente clima, asprezze e struttura del terreno. I sentieri sono tecnici, le salite ripide ed il clima, beh, il clima si imbizzarrisce più velocemente che non nelle paciose pianure sottostanti.

Ieri una pioggerellina sottile ci ha accompaganti per tutti i 20km della "lunga". A Savassa quasi tutti tendono, rispetto al consueto chilometraggio, a spostarsi sulla misura immediatamente successiva nel menù (di solito circa 6 12 e 20km) perché lo sforzo è ampiamente ripagato dalla soddifazione, che nella moneta corrente dei corridori sono panorami e/o autostima indotta dal superamento delle difficoltà.

La pioggerellina, oltre a mantenere la temperatura piacevolmente fresca, ha anche tenuto lontana la massa dei partenti anticipati, una piaga presente in tutte le manifestazioni domenicali, che a Savassa sono particolarmente fastidiosi per via dei sentieri stretti, presto intasati da gente partita alle sette, sei o sera prima.
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Un inconveniente che non mi è mai capitato quand'ero un principiante
Da quando mi si è rotto il cinturino del timex, qualche mese fa, non porto l'orologio al polso. Vivo e corro, incoscientemente, senza cronometro, oppure con il contatempo menomato in tasca. Lo estraggo ogni tanto, per un aggiornamento.

La scorsa domenica però volevo fare delle variazioni a tempo e quindi ho riesumato un sinuoso nike, facendogli inserire una batteria non esaurita, e sono partito.

Dopo circa un'ora la piacevolezza della mia uscita è stata interrotta da un dolore fastidioso da sfregamento al polso sinistro.

Ho spostato l'orologio sul destro, ma mi sentivo sbilanciato, e così l'ho allacciato sopra la manica della maglia risolvendo brillantemente il problema, almeno per le corse invernali.

Il buon Gianni Agnelli forse aveva visto lungo, a suo tempo.
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