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Jun 2009

Libro: "Once a Runner" di John L. Parker

Il passo principale per poter discutere di questo libro è situarlo storicamente.

Si parla degli anni settanta negli Stati Uniti. La corsa era ancora una cosa che facevano gli atleti, principalmente. I Joggers erano appena nati grazie ad una visita di Bowerman in Nuova Zelanda.
Il professionismo nell’atletica delle Olimpiadi cominciava a muovere i primi passi, non ufficiali e principalmente in nero. Il serbatoio degli olimpionici erano le università, istituzioni che consentivano di dedicare all’allenamento quell’attenzione maniacale che un’attività di alto livello richiede.

E
La Gara per eccellenza era il Miglio (1609,34 metri). Tutte quelle più lunghe, maratona compresa, maratona soprattutto, erano un ripiego di chi non ce la faceva ad eccellere nella competizione regina.

Una riflessione sul miglio si impone a noi atleti metrici decimali. Al di là di tradurre la distanza, e pensare che in fondo è solo un po’ più lungo di un millecinque, merita notare il fatto che, su una pista anglosassone standard, di 440 yards (poco più di 400 metri), sono esattamente quattro giri. I più scaltri avranno subito notato che il muro più famoso del mondo, i quattro minuti sul miglio, lo si abbatte correndo i quattro giri in un soffio meno di un minuto ciascuno.

Non può sfuggire dunque il fascino simmetrico dell’equilibrio tempo/distanza e il fatto che anche il più sprovveduto tra il pubblico, o il più suonato tra gli atleti, non ha difficoltà a calcolare mentalmente, e capire, se il ritmo sia quello giusto per scendere sotto ai quattro minuti.

Una miscela esplosiva, quindi, e di sicuro successo per chi voglia parteciparvi, a qualunque titolo.

Erano anche gli anni in cui il chilometraggio settimanale la faceva da padrone, a qualsiasi costo, e i lavori intervallati erano i mattoni principali.

Quenton Cassidy è l’eroe del romanzo, un miler, di quelli buoni, che all’inizio del libro vale 4’00”3, e quindi può potenzialmente entrare nell’elite, e ha una sua etica della corsa, di cui non riesce fino in fondo a spiegare le motivazioni agli umani, ma che di certo rispetta con una dedizione religiosa.

La prosa è scorrevole e riesce a cogliere quegli aspetti della psicologia dell’atleta d’elite (e Parker era un buon mezzofondista) che sono così diversi da chi corra per perdere peso o divertirsi.

Molto, molto gustosi, per me, i ritratti delle diverse categorie di atleti, mezzofondisti, lanciatori, saltatori, velocisti. E tutto sommato interessante la storia di contorno che funge da volano per le battaglie interiori del protagonista.

Il libro è stato recentemente ristampato in quanto ne è uscito il seguito “Again to Carthage”. La ristampa era dovuta da tempo, visto che, usato, non ero mai riuscito a vederlo disponibile per meno di 70 dollari, una cifra che, onestamente, non mi ero sentito di spendere, pure se il libro venga acclamato da molti come il miglior romanzo sulla corsa mai scritto.

Se sia il migliore io non me la sento di dirlo, che sia buono senz’altro, e che lo spaccato nei pensieri di una persona che sta facendo ripetute valga il costo della ristampa anche questo senz’altro.

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Maratona di Scandiano RE

Rimando al racconto dell’anno scorso per alcune riflessioni sull’allenamento in generale, perché mi erano uscite bene, credo.

Quest’anno la maratona a staffetta (6 persone per 7 km a testa) mi ha confermato che la formula del lavoro di squadra è spettacolare, divertente e istruttiva.

Ci vorrebbero più staffette a questo mondo. Il Cross Country universitario negli Stati Uniti ha un feeling simile. Conta il gruppo più che il talento del singolo più forte. Anzi, è spesso l’anello debole quello più importante per portare a casa il risultato agonistico.

Quello del divertimento, invece, è garantito.
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4a marcia amici del parco Bolda - Santa Lucia TV

Gli Amici del Parco Bolda, che organizzano, sono anche amici nostri, e quindi non si può mancare a questa manifestazione.

Il percorso sarà apprezzato specialmente da quelli che vogliono roba scorrevole e compatta, per limare qualche secondo sul tempo dei 10km. Quasi tutto asfalto, infatti, e misurazioni accurate.

Ma anche chi si voglia semplicemente divertire troverà pane per i suoi denti, anzi, spiedo, alla fine, nella cornice del parco, dove le piante hanno un cartellino con nome e caratteristiche. Un toccasana per me, che non ho mai superato il trauma di non saper distinguere un larice da un abete, e la cui terminologia forestale non va molto oltre: albero, tronco, rami, foglie, lanceolato.
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10ma passeggiata alla scoperta del territorio - Mareno di Piave

Avrò corso cinque edizioni di questa manifestazione, e non credo di aver fatto lo stesso percorso una volta. Questo in genere mi infastidisce, ma non quì.

Sarà che si sconfina sempre in molti dei miei percorsi abituali, è casa mia, in fondo, sarà che ogni volta mi tirano fuori un pezzo di vigneto o una stradina sterrata che non avevo esplorato, ma immancabilmente mi diverto e non vedo l’ora di sperimentare i nuovi percorsi.

L’organizzazione è familiare e un po’ fuori dal circuito. Lo si nota dai molti dei partecipanti locali che si vogliono solo fare una passeggiata nel proprio paese e dal fatto che lo speaker si sorprenda dei partenti anticipati.

Vorrei, anch’io, sorprendermi di questo
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Tifo Contro

Gli avversari sono indispensabili, perché non ci sarebbe gara altrimenti, essenziali, per spingerci oltre i nostri limiti conosciuti, utili, per comprendere la nostra unicità e allo stesso tempo “comunità”.

Qualsiasi tifo contro, al di là delle considerazioni etiche, è quindi di fatto penalizzante per chi dovrebbe essere il destinatario di quello a favore.

Della serie, se non mi facesse male il tendine d’achille adesso sarei fuori a correre, invece che quì a pontificare.
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